LONDRA, LA METROPOLI A PEDALI
Strade dedicate e incentivi aziendali: la bicicletta al centro della rivoluzione dei trasporti della capitale britannica.
di Tommaso Armati
Regale, maestosa, frenetica… e molto trafficata. Stiamo parlando di Londra, la capitale del Regno Unito, che nel 2017 è stata la città europea con più traffico. Secondo un rapporto della società di analisi dei trasporti Inrix, nel 2017 i londinesi hanno dedicato il 13% del loro tempo di guida fermi in coda. Per questo motivo le diverse amministrazioni che si sono alternate negli ultimi anni hanno dedicato ingenti sforzi nel disegnare un piano di mobilità più sostenibile in una città sempre più popolosa.
La Transport Strategy dell’attuale sindaco Sadiq Khan si pone l’ambizioso obiettivo di arrivare all’80% di spostamenti con mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta, eliminando 3 milioni di viaggi in auto al giorno. Una manovra che si muove su due binari paralleli: da un lato disincentivare l’utilizzo dell’auto, dall’altra sostenere il trasporto su altri mezzi. Quindi, oltre alla Congestion Charge, che già da diversi anni prevede il pagamento per l’accesso a determinate zone, la prossima mossa prevede una tariffa per le auto circolanti basata sui chilometri percorsi all’interno dell’area urbana.
Il divieto di circolazione per le auto è poi compensato da un forte investimento sul trasporto in bicicletta: un elemento forse paradossale per una città così enorme, ma che si basa su progetti a lungo termine ben strutturati. Il primo servizio di bike sharing è stato lanciato nel lontano 2010, attraverso la sponsorizzazione privata, ed è tuttora attivo. Nel 2016, poi, l’eccentrico sindaco Boris Johnson, ha dato una forte accelerazione all’utilizzo della bici, inaugurando la Cycle Supehighway, la pista ciclabile più lunga d’Europa che consiste in 30 km di strada, separata dalla circolazione degli altri mezzi, ma che costeggia le arterie principali della città. Un vero e proprio punto di svolta per una città che oggi conta 580.000 spostamenti per lavoro in bicicletta: un numero che è destinato ad aumentare visto che sono gli stessi datori di lavoro a incentivare sempre di più questo tipo di trasporto.
180 aziende presenti nella capitale si sono infatti recentemente riunite per dare vita a “CyclingWorks“, un manifesto per chiedere “meno auto, più bici” e spingere le istituzioni a compiere investimenti infrastrutturali ancora maggiori per rendere più sicuro il trasporto sulle due ruote. D’altronde, già da diversi anni, molte corporation hanno dato il loro contributo al trasporto in bici, attivando il programma cycle to work che permette ai dipendenti di acquistare una bici, e la relativa attrezzatura, in modalità leasing con importanti incentivi fiscali, detraendo la spesa direttamente dalla busta paga. Il sostegno a questa formula di mobilità non è solo economico, ma anche logistico: molte aziende londinesi infatti mettono a disposizione dei dipendenti uno spogliatoio per cambiarsi e un magazzino dove lasciare il proprio mezzo a due ruote. In questo modo il lavoratore non deve preoccuparsi del pericolo di furti o delle condizioni del suo abito dopo la pedalata.
Ma perché le aziende hanno questo interesse a sostenere il trasporto in bicicletta? Perché viaggiare su due ruote comporta una serie di benefici: offre la possibilità al dipendente di fare attività fisica, contrasta il traffico nelle ore di punta e rende la città più green e quindi più attraente per i lavoratori stranieri. Insomma Londra sembra aver ingranato la marcia e viaggia spedita sulla strada della mobilità green. Ovviamente su due ruote.