Dai robotaxi alle macchine volanti: cosa aspettarsi per il futuro della mobilità
Strade? Dove andiamo noi non abbiamo bisogno di strade. Esordisce cosi Christopher Lloyd rispondendo a Michael J. Fox nel film “Ritorno al Futuro.
Storico cult cinematografico degli anni 80 che già faceva solleticare la fantasia dei suoi fan quando immaginavano di vedere la famosa DeLorean librare nel cielo.
Un altro esempio emblematico è il film “Atto di Forza” con il famoso Douglas Quaid (alias Arnold Schwarzenegger) che si muoveva per le strade della Terra in un futuro “remoto” con il taxi a guida autonoma “Johnny Cab”.
Se molti pensano che parlando oggi di questi episodi, si tratta ancora di fantascienza, in realtà non è più così.
Forse spinti dalla curiosità oppure semplicemente dalla grande corsa alle nuove tecnologie, ma sta di fatto che le sperimentazioni e le applicazioni di questi modelli stanno entrando sempre più nell’immaginario collettivo e nelle città più all’avanguardia tutto questo oggi esiste già.
Nella Silicon Valley l’avvento dei robotaxi è diventato un business potenziale che ha raccolto, in termini di investimenti, miliardi di dollari da gruppi come Ford o Volkswagen. Secondo gli analisti potrebbe fruttare decine di miliardi di dollari entro il 2030 la diffusione di massa dei veicoli autonomi e nonostante la complessità dell’utilizzo di questa tecnologia avveniristica e le possibili controversie legali, startup come Uber o Phantom hanno già avviato sperimentazioni e test in diverse città degli Stati Uniti. E altrettanto significativo è il caso Waymo, società appartenente alla galassia Google che, nel progetto pilota per l’utilizzo di robotaxi con le loro navette autonome, hanno trasportato 6,300 passeggeri in oltre 4,600 corse.
A contendere il primato tecnologico agli Stati Uniti è, appunto, come molti potevano immaginare la Cina che sta mettendo in competizioni le varie metropoli: il gigante dei trasporti Didi Chuxing e la start-up AutoX hanno annunciato la loro collaborazione per lanciare un servizio di robotaxi a Shanghai, mentre numerosi test sono stati già fatti a Guangzhou. La stessa Baidu, il più importante motore di ricerca cinese, ha sfidato Google sul terreno della guida autonoma con una prima flotta di taxi a Changsha chiamati “Apollo”.
E anche in Europa ci sono casi interessanti come l’azienda francese Navya, specializzata nello sviluppo di navette autonome, che sta sviluppando progetti per la consegna della corrispondenza, per l’agricoltura, la logistica e per gli spostamenti all’interno di in industrie, cantieri e aeroporti.
E se nel 2020, le “smart car” connesse a internet e dotate di tecnologia di self-driving potrebbero rappresentare un interessante percentuale delle auto vendute nel mondo, altrettanto significativi sono le sperimentazioni all’interno delle città con le cosiddette “macchine volanti”.
Potrebbero volerci ancora alcuni anni per vederle su scala planetaria e aperta all’acquisto anche alla massa dei consumatori medi, ma grandi corporate come la Boeing hanno testato il loro prototipo di un veicolo senza pilota immaginato per raggiungere le aree rurali degli Stati Uniti, programmato su percorsi prestabiliti con una lunghezza di nove metri e con la capacità di trasporto di un peso di 300 Kg.
Altri prodotti invece hanno già raggiunto il mercato come il caso emblematico dell’auto volante “Transition”, veicolo biposto con motore ibrido-elettrico con un'autonomia di 640 chilometri e una velocità massima di 160 chilometri all’ora, prodotti dalla società Terrafugia della casa automobilistica svedese Volvo.
Tutto ciò rappresenta una vera e propria rivoluzione di come oggi è concepito il concetto di mobilità e trasporto, tuttavia la continua richiesta di una metropoli rispettosa dell’ambiente, priva di smog, sempre più smart e intelligente, rappresenta la culla ideale dove sperimentare e rendere sicuri quelli che oggi sono ancora progetti, ma che domani saranno parte integrante del nostro quotidiano.
E domani non è poi così lontano…