TEMPO DI BILANCI IN ASSOROLOGI

Un fascino senza tempo e l’emozione di avere al polso un oggetto a cui rinunciare è davvero impossibile. Sport Club incontra Mario Peserico, Presidente di Assorologi

di Marco Oddino

Assorologi, è l’Associazione imprenditoriale di categoria, che rappresenta i produttori e gli importatori di orologi e di forniture per orologeria.
Opera con lo scopo istituzionale di tutelare gli interessi di questa affascinante e preziosa categoria, esaminando il settore ed attivandosi per identificare sempre la migliore soluzione relativa alle diverse problematiche che interessano l’attività delle aziende associate.
Questa azione di tutela ed assistenza viene svolta a livello nazionale ed internazionale, sia direttamente...che tramite la Confcommercio a cui Assorologi aderisce, intervenendo in materia di rapporti commerciali, formazione professionale, studio del mercato e lotta alla contraffazione, grazie anche al supporto della INDICAM, l’Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione.

1. Buongiorno Dottor Peserico. Quali sono le iniziative significative che Assorologi sta promuovendo e i temi “caldi” sui quali state lavorando per il futuro?
Le direttrici sulle quali ci stiamo muovendo sono principalmente tre: la formazione, sia di tecnici che in modo più ristretto di appassionati dell’orologeria, la comunicazione dell’orologio quale prodotto ricco di valori legati all’artigianalità e alla manifattura e infine la lotta alla contraffazione, elemento di danno per l’industria, il paese e il consumatore che la acquista.
2. Il consumatore italiano, e non solo per la crisi, sembra da un po’ di anni meno attratto dagli orologi. Quanto è vero secondo lei?
Non credo sia l’orologio ad essere meno attrattivo penso piuttosto a quanto condizioni esterne possano aver inficiato i risultati del nostro settore. Mi riferisco in particolare all’incertezza politica che certamente non è finita e che determina mancanza di fiducia da parte degli acquirenti soprattutto di beni non di prima necessità, a normative come la limitazione dell’uso del contante che, senza entrare nel merito, ha toccato il nostro settore molto più di altri, per proseguire con la contraffazione di cui sopra che nuoce al mercato, all’immagine dell’orologeria e in alcuni casi toglie anche vendite.
3. Aziende sempre più “corporate” oriented, indirizzano da un po’ di tempo le loro scelte commerciali inaugurando boutique monomarca e flagship. Secondo lei sono semplicemente delle operazioni di marketing o realmente una leva per fare push sulle vendite?
Penso che si tratti di entrambe le cose ma non solo; la boutique monomarca va anche nella direzione di un rafforzamento del legame con il cliente che sempre più cerca esperienze quando entra in un punto vendita. Non vorrei però dimenticare la competenza come elemento essenziale del personale di un negozio e in questo a mio avviso i multimarca hanno qualcosa in più.
4. Come si evolveranno i canoni stilistici e tecnici in funzione dei nuovi mercati asiatici e dell’est che sembrano essere al momento i più ricettivi?
In molti casi si sono già evoluti, i nuovi mercati e i nuovi consumatori sono ormai maturi e le collezioni di conseguenza hanno scelto o meno di seguirli. Personalmente ritengo che seguire nuove tendenze abbia un riscontro positivo solo nel breve periodo mentre i marchi di successo, pur nel recepimento di alcuni segnali esterni, sono quelli che puntano sulla continuità delle collezioni e la loro affermazione nel tempo.
5. Molte persone lamentano tempi di attesa molto lunghi per avere l’orologio scelto. Non sarebbe più facile produrne di più?
Non credo questo fenomeno riguardi solo l’orologeria ma anche altri settori. Produrre di più avrebbe diversi rovesci della medaglia con ricadute su possibili sconti, saturazione del mercato etc.
6. In base a cosa si decidono gli aumenti ed ogni quanto aumentano i costi dei vari modelli?
Inflazione, aumento dei costi dei materiali, progressivo e continuo miglioramento del prodotto, politiche di posizionamento…
7. Il fatto che vengano sempre più spesso proposte riedizioni o ispirazioni a modelli passati significa che non ci sono “creativi” in modo di innovare e disegnare nuovi orologi?
Assolutamente no perché rieditare non significa copiare. Il consumatore oggi, in Italia in particolare, è talmente preparato da non accettare un prodotto che non contenga elementi di novità anche in un prodotto che rappresenti una riedizione storica. La ragione di questa tendenza sta più semplicemente nel fatto che, così come nel design o nella moda, l’ispirazione dal passato è di fondamentale importanza e procede in maniera abbastanza sincrona tra tutti questi mondi
8. Le Maison sono soddisfatte dei miglioramenti dei movimenti raggiunti in questi anni, oppure abbiamo raggiunto dei limiti relativi a precisione ed affidabilità che sarà difficile superare?
I macchinari sono sempre più perfezionati e quindi la risposta è che certamente si, siamo ad un livello di precisione e affidabilità sempre migliore ma ritengo che apprezzare un orologio meccanico vada al di là di qualche eventuale secondo di tolleranza al giorno.
L’ e-commerce come procede e ci vede davvero una reale opportunità per il futuro dell’orologeria?
Cresce costantemente sia a volume che a valore come è naturale che sia. Si tratta evidentemente anche di una opportunità ma al consumatore dico di stare attento perché non è di per sé il canale di acquisto a garantire la serietà (in questo senso l’online contiene opportunità ma anche molto spesso rischi). È necessario avere coscienza del fatto che le uniche certezze vengano dai canali ufficiali dei Marchi o dei loro dealers; altre fonti non sempre si rivelano scelte avvedute
Quali sono le strategie per controllare la distribuzione e contrastare il mercato parallelo al fine di tutelare le reti ufficiali di vendita?
Certamente la selettività della distribuzione ma anche, per tornare alla domanda precedente, la limitazione della produzione. È evidente che tanto più si produce tanto più vi sia il rischio di trovare prodotto dove non si vorrebbe fosse E poi un altro aspetto fondamentale dovrebbe essere l’attenzione della rete distributiva a non subdistribuire, alla fine rischia di danneggiare se stessa.
Qual è la posizione e le misure che attueranno le case contro il fenomeno sempre più dilagante dei falsi e quale il supporto della INDICAM di cui lei è anche Presidente?
La lotta alla contraffazione a mio avviso va oltre le competenze e le possibilità di intervento delle singole Case: debellarla è una necessità e una priorità che riguarda gli stati, i governi, le associazioni e che deve mirare ad abbatterla. In questo sarà fondamentale una sinergia tra Stati Uniti e Unione Europea, da essa non si può prescindere; vanno date regole precise e nuove alle piattaforme che troppo spesso mancano di elementari doveri di diligenza e controllo. Vanno responsabilizzati i social network affinché controllino i contenuti illegali. Vanno infine armonizzati i controlli doganali perché non è possibile che alcuni stati li facciano scrupolosamente (l’Italia per esempio) e altri (Germania, Olanda) facciano passare di tutto. Come si vede da altri episodi recenti non è il solo ambito in cui l’Europa non costituisce un fronte comune creando fermenti e squilibri ma anche in questo caso è un’esigenza fondamentale ove si parla di sicurezza dei cittadini, tutela della salute e difesa del know how delle aziende. In tal senso la riforma del copyright che l’Europa sta studiando è un primo passo nella giusta direzione.