GEMELLI DIVERSI

Toccini e Palmieri, Palmieri e Toccini. Scegliete voi l’ordine, tanto è uguale. Non si offendono. Per il mondo del Padel sono “La coppia perfetta”, una delle più longeve, una delle più forti. Tra loro mai una discussione, mai un litigio, nessuna invidia, nessuna competizione. Diversi ma complementari, ispirati da una magica sintonia. Sono cresciuti uno accanto all’altro e hanno affinato un’intesa straordinaria come solo ai gemelli capita. Improvvisamente però, un giorno di questa primavera, hanno si sono separati e hanno trovato due nuovi partner. Torneranno a giocare insieme, forse saranno anche più forti, ma niente sarà come prima.
Saverio: “non è la prima volta che non giochiamo insieme un torneo ma stavolta la sensazione è stata molto diversa perché l’ho saputo da un’altra persona. Con Gianmarco siamo stati sempre liberi di prendere ognuno la propria strada ma devo ammettere che ci sono rimasto male. Siamo legatissimi, nonostante in quest’ultimo periodo ci siamo visti poco perché io non vado più agli allenamenti della Squadra del Due Ponti.”
Gianmarco: “E’ colpa mia, sono stato io a prendere la decisione. Volevo realizzarmi da solo e l’unica maniera per farlo era staccarmi da Saverio. Volevo cambiare un’opinione molto diffusa su di me, ovvero che io fossi soltanto una spalla e che il merito delle nostre vittorie fosse tutto e solo di Saverio. Non mi sento di identificarmi più in maniera incondizionata con il mio partner, chiunque sia. Giocheremo insieme di nuovo ma non saremo più una coppia fissa come prima. E’ successo tutto di fretta e non ho avuto modo di parlare con Saverio. Ci siamo visti nello spogliatoio del Parioli a cose fatte. Gli ho spiegato che avevo bisogno di una pausa per poter crescere.”
PadelClub: Tutti vi definiscono la “coppia perfetta”. Che giocatori siete?
Saverio: “Siamo diversi. In campo e fuori, ma non è un problema. Anzi, forse questo è uno dei motivi della nostra intesa. In campo siamo sempre stati complementari. Gianmarco è un grande agonista, veloce, “scattoso”, non molla mai. E’ uno dei giocatori “destri” più forti che ci sia. Il suo colpo migliore è il rovescio.”
Gianmarco: “Saverio è il mio compagno ideale. Siamo cresciuti insieme, uno accanto all’altro. Abbiamo fatto un percorso di crescita umana e tecnica insieme. E’ stato bellissimo ma alla fine io non sono stato premiato come ritenevo giusto. Questo è il motivo principale della mia decisione. Voglio un bene dell’anima a Saverio e sono contento per lui, si merita tutto. Sono più grande di cinque anni e devo sbrigarmi per raggiungere determinati obiettivi.”
PadelClub: Vi ricordate la prima volta che avete giocato insieme a Padel?
Saverio: “abbiamo iniziato a giocare a tennis in doppio nel 2004, Gianmarco era il più forte. Poi nel 2013 ho provato il Padel e la prima cosa che ho fatto quando sono uscito dal campo è stata di chiamare Gianmarco e raccontargli tutto ma non era a Roma.”
Gianmarco: “Saverio mi telefonò entusiasta dicendomi che era uno sport perfetto per noi due. Io ero a Las Vegas per lavoro, mi ricordo come fosse ieri il viaggio di ritorno. Non facevo altro che pensare al momento in cui avrei provato a giocare a Padel con Saverio. Ero ansioso. a Le Molette ci adottarono nonostante le sonore sconfitte. Non so quanti 6-0 abbiamo preso ma poi siamo migliorati giorno dopo giorno.”
PadelClub: ogni giorno vediamo coppie che litigano sul campo per un errore. Dite la verità ma tra voi è mai successo?
Saverio: “No, non così platealmente. E’ normale che un errore banale possa alzare la tensione ma per giocare bene bisogna saper dimenticare subito l’emozione di una palla giocata bene o male e prepararsi mentalmente alla successiva. Più si sale di livello, più i giocatori hanno questa attitudine. Se la coppia è ben affiatata, se c’è molta confidenza tra i due giocatori si può anche criticare un errore del proprio compagno magari con ironia. Dipende dal torneo, dal risultato. Dipende dal contesto”.
Gianmarco: “Ci vuole fiducia totale nel partner, una critica non può infastidire. Se c’è il giusto feeling con il compagno si riesce ad accettare anche un’espressione più dura e colorita. Anzi serve per caricarsi e concentrarsi ”.