Scappo dalla città… in bicicletta

Cicloturismo, un fenomeno in crescita. Dalle ciclovie europee ai percorsi urbani, dal progetto di una ciclabile tirrenica alle evasioni domenicali bici + treno, aumenta la voglia di viaggiare pedalando.

di Giuliano Giulianini

Forse non tutti sanno che esistono delle autostrade per le biciclette. Il progetto si chiama Eurovelo, è patrocinato dall'Unione Europea e dalla Federazione Ciclistica Europea (ECF), e prevede 15 ciclovie che attraversano il continente da capo Nord a Atene, da Mosca a Lisbona, dall'Irlanda a Malta. Molte sono ancora sulla carta, come purtroppo gran parte delle tratte italiane delle Eurovelo 5 e 7. La prima è la "Via Romeo Francigena": parte da Londra, passa da Francia, Belgio, Lussemburgo, Germania, Svizzera, attraversa le alpi in Lobardia e, via Milano e Roma, finisce in Puglia. La seconda, la "Sun Route” parte da Capo Nord, attraversa Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Germania, Repubblica Ceca, Austria, entra in Italia dal Trentino e, come l'autostrada del Sole, porta in Campania, Calabria, Sicilia, per puntare poi verso Malta. Che siano solo disegnate, già progettate o effettivamente realizzate, le ciclovie rispondono alla crescente voglia, anche nel nostro paese, di turismo a pedali, tanto che si moltiplicano le agenzie di viaggi specializzate, che offrono appoggio logistico, tecnico e organizzativo. A Roma ci sono poi da considerare anche il turismo urbano e il grande bacino di ciclisti potenziali che vivono in città e nei dintorni. Da una parte, soprattutto nella città storica, si moltiplicano i bike rental che affittano biciclette a ore o a giornata, nei pressi di piste ciclabili, parchi e percorsi monumentali. Dall'altra si assiste sempre più spesso a scene di comitive che caricano la bicicletta sul portabagagli dell'auto o sul treno e, soprattutto la domenica, si concedono una gita fuori porta, alla scoperta della campagna romana e dei borghi del Lazio. Non parliamo di sportivi o ciclisti estremi, ma di persone che vogliono riscoprire la natura e la storia del territorio, facendo un minimo di attività motoria. Del fenomeno si sono accorte anche le istituzioni: le regioni Liguria, Lazio e Toscana, su iniziativa di quest'ultima, all'avanguardia in Italia nel settore del turismo sostenibile, hanno presentato al Ministro dei Trasporti il progetto per una ciclovia nazionale che percorra ininterrottamente la costa tirrenica da Ventimiglia a Roma, passando per le Cinque Terre, la Versilia, l'Argentario e così via. Mille chilometri da allestire e cento milioni di euro da trovare per finanziare l'opera. Vale la pena?

Una risposta ci arriva da Luigi Plos, che da qualche anno ha fatto scoprire a centinaia di persone i "Luoghi segreti a due passi da Roma" (nome della sua fortunata pagina Facebook e di due guide ebook che ha pubblicato su Amazon). L’abbiamo interpellato (di nuovo, vedi il numero di settembre 2015 di SportClub) perché dalle due guide, scritte in gran parte per escursionisti camminatori, Plos ha estratto alcuni itinerari ciclabili pubblicati nell’ebook "Sette luoghi segreti a due passi da Roma da raggiungere in bici e in treno".
Luigi, quali sono gli incanti e le sorprese caratterizzano questi sette itinerari?
La Caldara di Palidoro è forse l’unico fenomeno vulcanico di una certa rilevanza, vicino Roma, sconosciuto (praticamente) a tutti. Torre Fiora, appena fuori Roma, è un lembo della Toscana più fascinosa. Alle Cascatelle di Sasso troviamo la magia dei valloni alle spalle della costiera amalfitana: cascate in sequenza e giochi d’acqua in mezzo alla fitta vegetazione. La Cascata del Corese è un vero canyon alle porte di Roma: l’acqua spumeggia fra le strettissime e profonde pareti rocciose come in altri canyon da me visitati, però molto più distanti dalla capitale (come quelli in Val Roya, in Trentino, in Maiella, in Sardegna). La Mola di Galeria è un mondo di cascatelle, anfratti e rovine che fanno tutt’uno con le rocce dello stesso colore. La Solforata di Pomezia: la visione del lago parzialmente arrossato, con il sole alto nel cielo e dalla sommità della collina prospiciente, è qualcosa di unico perlomeno, in Italia. L’Ipogeo di S.Pupa e i laghi della Mercareccia sono immersi in un ambiente primordiale e senza opere umane a perdita d’occhio.
Quali sono gli scorci più belli in assoluto?
Direi quelli che si aprono lungo via di Castel Campanile, nell’itinerario della “Caldara di Palidoro”, la strada panoramica senza traffico, scende dalla stazione di Vigna di Valle, che si trova in collina, fino a quella di Palidoro, sul mare. E poi quelli lungo la strada che da Manziana porta a Tolfa, forse la più solitaria del Lazio, con la quale ci rechiamo ai “Laghi della Mercareccia”.
Tu descrivi brevi escursioni "fuori porta" di una giornata, combinando treno e bici. Quali sono le parti più piacevoli di queste evasioni a due ruote?
Un po’ di tutto: vedersi con gli amici in stazione, chiacchierare in treno per definire i dettagli dell’escursione, scendere dal treno con le bici e prendere il cappuccino al bar più vicino prima della pedalata, tornare a casa senza pensare a guidare, al traffico, al parcheggio e magari schiacciando un pisolino stravaccati sui sedili. Tutto ciò è impareggiabile.
Quali sono invece le cose che possono andare storte?
Sono itinerari semplici. L’unica cosa che può andare storta è perdere il treno del ritorno. Bisogna cercare di evitarlo, vista la scarsità di corse, specialmente nei giorni festivi.
Che bicicletta consigli per questi tragitti
Per tutti e sette gli itinerari è sufficiente una city bike, visto che si tratta di asfalto (lungo strade non trafficate) e strade bianche abbastanza comode. A parte un piccolo tratto per giungere alle cascatelle di Sasso.
Che cosa non deve assolutamente mancare nella sacca del cicloturista di una giornata?
Per la bici il pacchetto base sono occhiali da sole, una camera d’aria di ricambio e tre caccia copertoni. E poi viveri e bevande per una normale escursione.
Quale consiglieresti come primo itinerario a un cicloturista neofita?
La caldara di Palidoro: tutto asfalto lungo una strada senza traffico e in discesa fino al mare
Per godersi queste gite occorre essere più avventurieri, sportivi o amanti delle passeggiate in natura?
Un po’ tutti e tre!
Meglio soli o accompagnati? In coppia, in famiglia, in gruppi numerosi?
Tutte queste modalità permettono di godere di questi itinerari.
Non si rischiano brutti incontri in questi "luoghi segreti" fuori dalle strade più battute? o è più frequente incontrare escursionisti e magari stringere amicizie?
Nessun pericolo. La cosa più spiacevole può essere veder scaricare immondizia in modo illegale. Al momento è poi molto difficile incontrare nei luoghi segreti altri escursionisti.
La rete ferroviaria, italiana e laziale in particolare, è "amica" del cicloturista?
Ahinoi non lo è. Pochissimi vagoni sono adatti per trasportare le bici. Di solito bisogna posizionarle in modo precario fra i sedili. Oppure rimanere in piedi accanto a queste. Diventa così sempre più complesso e sfidante effettuare escursioni treno + bici.
Che cosa potrebbero fare le istituzioni per sviluppare il cicloturismo?
Purtroppo in uno stato dove mancano sempre i soldi per il benessere dei cittadini, ma dove si trovano sempre per le banche e le grandi opere, i treni, a parte l’alta velocità, sono considerati dalla nostra classe dirigente solo un onere, e non un servizio per la collettività e un modo per rendere vivi i territori; e vengono anno dopo anno falcidiati da tagli di linee e di corse. In primis bisognerebbe invece recuperare le linee ferroviarie abbandonate, molte delle quali corrono lungo territori bellissimi, e sovente anche di grande interesse turistico.
I soldi investiti in queste "piccole" opere verrebbero recuperati dalle tasse pagate dai lavoratori stipendiati per queste attività; poi dalle tasse sui consumi che questi lavoratori potrebbero permettersi avendo un impiego; poi dall’indotto proveniente dai turisti e dai sempre più numerosi treno-amatori e ciclo-treno amatori. Inoltre ci sarebbe un beneficio per le collettività locali che, sempre più abbandonate dallo stato centrale, verrebbero in tal modo rivitalizzate. Sicuramente il rientro dell’investimento è infinitamente maggiore rispetto a quello nelle "grandi" opere, oltre a essere molto meno invasivo.