L'ASCESA DI MATTEO GHIRLANDA: DAL MINIBASKET ALLA SERIE A2

di Niccolò Scavuzzo, Responsabile comunicazione Stella Azzurra

L'ASCESA DI MATTEO GHIRLANDA: DAL MINIBASKET ALLA SERIE A2

Matteo Ghirlanda: “Roma non è una città di pallacanestro. Voglio rappresentare la mia città al più alto livello possibile” 

 

Una carriera di “step by step”, come piace dire a lui, partendo dal minibasket quando, all'età di 10 anni, un timido ed intimorito Matteo Ghirlanda calcava per la prima volta lo storico parquet della Stella Azzurra Roma:

 

“Mi ricordo bene quel giorno. Non avevo mai giocato a basket prima d'ora, ero emozionatissimo ma, allo stesso tempo, impaurito. Sono sempre stato di natura una persona timida, ma quella volta non riuscivo a controllare il carico d’emozioni dentro di me a tal punto che ho chiesto a mia mamma di accompagnarmi mano per la mano in campo”.

 

Eredità, passione ed un pizzico di casualità: Matteo si è avvicinato da molto piccolo alla pallacanestro:

“Mi è sempre piaciuto come sport. Anche mio papà ha giocato alla Stella. Ha sempre avuto grande stima della società di coach Germano D'Arcangeli.

 L’amore con la pallacanestro ha avuto anche quel tocco di casualità. Da piccolo giocavo sia a tennis che calcio. Abitando a Roma, è risaputo, che d’inverno piova abbastanza spesso. I miei genitori mi hanno quindi iscritto a nuoto. Ma non era il mio sport, non lo sentivo mio. 

Allora hanno provato con il basket: sport di squadra e al chiuso. Era perfetto. 

Non c’è stata scelta migliore.”.

 

La Stella diventa negli anni la seconda casa per Matteo. Il romano classe 2001 si allena con costanza e determinazione, coronando il proprio impegno con la vittoria di due scudetti giovanili.

“Ho fatto alla Stella tutta la trafila delle giovanili, vincendo anche due scudetti. Il primo Under 16 a Vasto in Abruzzo nel 2017, il secondo U18 a Montecatini in Toscana nel 2018. Due esperienze indimenticabili, due squadre strepitose. A Stella sono passati tantissimi giocatori di talento, ora in giro per il mondo. Sono orgoglioso di averli potuti chiamare compagni di squadra e amici. È proprio in occasione di queste partite che si fortifica sempre di più il legame e la chimica di squadra.”.

 

Un momento assolutamente memorabile è stato l'esordio tra i professionisti in serie B lo scorso anno:

Me lo ricordo bene il debutto in serie B contro Ruvo di Puglia. Come se fosse ieri: 17 punti e 7 rimbalzi.

È stata un’emozione inaspettata. Il mio cuore batteva a mille appena ho visto la lista dei convocati.”.

 

Dopo 50 anni, la Stella Azzurra Roma torna in A2 per la stagione 2020/2021. E Matteo è pronto a viversi tutta la seconda parte di stagione al meglio.

Un piccolo assaggio delle sue capacità ce lo ha già concesso in occasione del suo esordio, il 22 novembre al PalaCoccia di Veroli contro Scafati Basket: 11 punti in 10 minuti:

“Dopo il canestro da centrocampo al suono della sirena, ho pensato che ad ogni mio tiro, la palla sarebbe inevitabilmente entrata. Non è andata proprio così, ma sono comunque felice della mia prestazione individuale. Un peccato non essere riusciti a vincere all'esordio stagionale, ma conosciamo tutti la forza di Scafati.”

 

Senz'altro un cammino sorprendente. Di un giovane ragazzo romano che ancora adesso, all'età di 19 anni, si sta fidando e facendo guidare, mano per la mano, da tutto l'ambiente nerostellato.

Con la stessa timidezza mista adrenalina con la quale si è affidato nove anni fa alla propria madre, nel varcare per la prima volta l’Altero Felici.

“Tutti gli anni passati alla Stella sono stati fondamentali per me. Dal primo del minibasket, all'ultimo prima di una partita di Serie A2. Qui non c'è nessuno che ti aspetta. È una corsa e chi non ha le gambe rimane dietro ed è spacciato. Tutti questi anni mi sono serviti anche e soprattutto per crescere come persona. È tuttora un'esperienza tosta, anni di duro lavoro, ma senza i quali non sarei riuscito a fare l'esordio in A2.”.

 

Dietro l'ascesa di Matteo Ghirlanda, infatti, ci sono sacrifici e conquiste, di pregiudizi superati e scommesse vinte, frutto del lavoro quotidiano e di uno spirito genuino: 

Sono una persona estremamente emotiva, mi piace provare delle emozioni quando gioco.

La mia naturalezza e la voglia di spaccare ogni volta che scendo in campo. Quando faccio un canestro importante sento l'adrenalina che mi corre lungo la schiena, quando mi butto su un pallone sento il cuore in gola. Sono innamorato di questo sport.

Ma comunque, che sia durante la stagione in allenamento o l'estate al campetto, quando ho la palla tra le mani sono felice e provo a trasmettere questo entusiasmo a quelli che mi sono intorno. Il mio sogno? Roma non è una città di pallacanestro. Voglio rappresentare la mia città al più alto livello possibile