Lo sbarco in Italia di CR7 deve servire a professionalizzare l'intero sistema calcio

di Marcel Vulpis

Il calcio italiano è caratterizzato storicamente da paradossi (non sempre positivi). Nella settimana che ha portato Cristiano Ronaldo (ex centravanti del Real Madrid) ad accettare l'ingaggio da 30 milioni di euro a stagione, da parte della Juventus, ben tre club di calcio (Cesena, Reggiana e Bari calcio) hanno alzato bandiera bianca, non riuscendo, il loro management/proprietà, ad assicurare la continuità aziendale per le stagioni a venire. Sarà (forse) un caso, ma questa emorragia si ripresenta, con costanza ciclica, al termine di ogni stagione agonisrica, quando anche presentare una fidejussione di un primario istituto bancario (spesso dai nomi di fantasia e con sede nei paradisi fiscali) diventa un'operazione di difficile esecuzione. In sintesi, anno dopo anno, il football professionistico tricolore sta scomparendo.
Ecco perchè, pur essendo assolutamente felici per i vertici della Juventus, anche se 373 milioni di euro (tra clausola rescissoria, ingaggio, commissioni al procuratore del calciatore e tasse da pagare) non sono una cifra facilmente ammortizzabile, restano forti dubbi sulla stabilità del resto del sistema.
L'obiettivo della stragrande maggioranza dei club italiani è raggiungere la serie A, perchè entrare nel salotto buono del calcio, significa portare a casa, nella peggiore delle ipotesi, un "tesoretto" vicino ai 20-25 milioni di euro (è la quota minima da diritti tv per una neo promossa in prima divisione). Ma tutto non può ridursi alla scalata sportiva per incassare questo cachet (seppur di livello) nell'anno della promozione.
Complessivamente, ancora oggi, le realtà della prima divisione sono troppo schiacciate sulle entrate da tv rights (rappresentano mediamente il 65% del giro d'affari). I ricavi da sponsorizzazioni, accordi commerciali e da biglietteria non consentono di sopravvivere o di sviluppare progetti di crescita per il futuro.
Per dare un parametro internazionale, i campioni di Germania del Bayern Monaco sono il club europeo con la percentuale più alta da ricavi commerciali (58%), pari a 343 milioni di euro, mentre le entrate da diritti tv non pesano oltre il 25% (146,7 milioni). Chiudono il cerchio gli introiti da ticketing pari al 17% della torta economica dei bavaresi (97,7 milioni di euro). In totale, i tedeschi, al sesto titolo nazionale consecutivo, sviluppano un giro d'affari di 582 milioni di euro e sono posizionati al 4° posto della ricerca Football Money League 2018 firmata da Deloitte.
Idee per un calcio moderno e sostenibile. La formazione manageriale come X-Factor.
Il tema della "sostenibilità economica" del football tricolore è assolutamente attuale, ma molto poco è stato fatto negli ultimi 25 anni, ovvero da quando professionalmente seguo l'impatto dell'economia nel mondo dello sport, e, nello specifico, del pianeta calcio.
Ancora oggi, in questo settore, non si arriva a rendere obbligatori alcuni percorsi formativi per l'ingresso nelle cosiddette "aziende calcio" (ormai tutte società di capitali).
L'elemento di accesso standard è il networking o peggio ancora la cooptazione, dove è l'aspetto fiduciario della relazione interpersonale a dominare su qualsiasi scelta acritica. Per i presidente, per le proprietà delle società di calcio, è più importante che la risorsa aziendale sia di assoluta fiducia rispetto ad una formazione manageriale che certifichi competenze e attitudini al singolo ruolo in seno all'impresa.
Nella realtà, non c'è più spazio per gestioni di tipo "famigliare", con parenti e amici nei ruoli apicali, perchè spesso proprio questa filosofia ha portato molti club a scomparire. Personalmente auspico che la formazione manageriale sia sempre più l'X-factor per entrare nei club sportivi, che devono muoversi sul mercato nell'ottica del fair play finanziario, ovvero corretto e costante bilanciamento di costi e ricavi.
Troppe società, negli ultimi 20 anni, sono fallite in Europa, proprio per l'assenza di managerialità a tutti i livelli aziendali. E' arrivato il momento di rendere questi percorsi "obbligatori" per tutti i ruoli presenti nelle società sportive. Altrimenti continueremo a raccontare fallimenti, declini e chiusure, e l'arrivo di top player del calibro di CR7 rischierà di configurarsi come la classica "rondine" che non fa però primavera.

L'impatto di CR7 sul sistema calcio Italia può superare i 50 milioni di euro

L'acquisto di Cristiano Ronaldo da parte della Juventus, per un costo gestionale annuo stimato in 60 milioni di euro lordi (non considerando il peso della clausola rescissoria da 100 milioni) non è soltanto un'opportunità di business per il club piemontese (stimata una crescita economica superiore ai 51 milioni di euro), ma un volano per un intero mercato (per una cifra compresa tra i 25 ed i 45 milioni), perchè la massima serie calcistica, ha bisogno di un "acceleratore" per generare uno shock mediatico-economico sul sistema professionistico. CR7 è il simbolo del calcio moderno, icona globale esportabile in qualsiasi mercato interessato al prodotto football. Portarlo in Italia impatterà inevitabilmente sul club di appartenenza (la Juventus), nella misura stimata del +25-35%, tra nuove sponsorizzazioni sui mercati asiatici, passando per il merchandising e l'aumento dei ricavi da stadio (progetti di ospitalità, pubbliche relazioni, presentazioni aziendali). I ricavi commerciali, nel bilancio 2016/17 dei bianconeri, sono stati superiori ai 93,9 milioni. A questi bisogna aggiungere "altri ricavi" per 27 milioni, arrivando così ad una "torta" del valore di 120 milioni di euro.
L'effetto-Ronaldo può generare per le casse del club di corso Galileo Ferraris non meno di 31 milioni di euro. Senza considerare la previsione di sold out in tutte le gare interne di campionato, eventi di Lega e Champions, soprattutto nel primo anno di contratto, per ulteriori 20 milioni di euro. In totale 51 milioni di euro.
I benefici della presenza del campione portoghese saranno visibili, in via indiretta, sull'intero sistema calcio. L'ipotesi tutto esaurito negli stadi, con dimensioni diverse a seconda della piazza calcistica, è prevedibile anche per gli altri 19 club di A, che incontreranno in campionato, la nuova Juventus di Cristiano Ronaldo. I vantaggi principali saranno sul fronte dei ricavi da gare (biglietteria e ospitalità le due aree più interessate), ma non si possono escludere opportunità di nuove sponsorship di maglia in occasione della partita interna con i bianconeri (tra main, second e retro sponsor).
Si stima che i potenziali ricavi indiretti, per le società della serie A, possano essere compresi tra 25 e 45 milioni di euro di euro complessivi.
In caso di permanenza di Cristiano Ronaldo in Italia (oltre i 4 anni previsti dal contratto), l'impatto futuro sul valore dei diritti tv della massima divisione, con particolare attenzione alla vendita degli stessi diritti all'estero (per il prossimo triennio la serie A si è affidata al colosso americano IMG) sarà esponenziale. Per rendere concrete tutte queste opportunità è necessario, però, che il sistema tricolore si renda sempre più competitivo e sfidante, investendo in risorse specializzate in marketing, commerciale, ricavi da stadio, diritti televisivi. L'arrivo di CR7 è una opportunità unica per il calcio, un treno che passa raramente e sul quale bisogna salire per far crescere il prodotto nazionale, sia a livello interno che all'estero.