GIANLUCA BASILE. LA FELICITA’ NON HA CONFINI
PADEL, ANIMALI E CAMPAGNA…E BENTORNATO BASKET!
Il Baso, così è conosciuto da tutti, è stato uno dei grandi del basket italiano e famoso anche come il re del tiro ignorante. L’ex guardia della Nazionale Italiana dopo aver smesso di giocare, è tornato alle origini e alla “sua” campagna, dove tutto era iniziato, dopo aver disputato una lunga carriera piena di successi in Italia ed all’Estero.
Dalle Suore a Ruvo di Puglia, circa 25.000 abitanti, il basket è stata da subito per Baso, un’occasione di fuga e di riscatto. E così a 18 anni Gianluca parte per Reggio Emilia, per poi iniziare una carriera come pochi giocatori italiani possono vantare. In più di vent'anni ricordiamo gli scudetti con la Fortitudo Bologna, l'Eurolega e due scudetti con il Barcellona e in Azzurro le medaglie d’oro e di bronzo agli Europei, quindi l'argento Olimpico. Di certo uno dei meriti va al suo tiro ignorante. A 41 anni poi la decisione di smettere. Sposato e con tre figlie, alla fine ha deciso di restare nella città della sua ultima squadra, per iniziare proprio da qui la sua nuova avventura. Oggi infatti vive a Capo D’Orlando, scegliendo una nuova vita, fare il “contadino”, occupandosi dei terreni e degli ulivi che possiede da buon pugliese, ma soprattutto accudendo con la moglie Nunzia e la loro associazione “Musetti Randagi” i cani e gatti randagi siciliani, che raccolgono per strada, spesso in condizioni pessime, per poi curarli e darli in adozione.
Ci parli di quando hai iniziato?
La mia passione per il basket è nata a scuola, facevo le elementari e li ho imparato un po di tecnica individuale e la difesa.
E poi?
A 15 anni ho iniziato a lavorare in campagna perché non volevo più andare a scuola e così mio padre ha pensato bene di farmi lavorare la terra, come si faceva all'epoca, ma allo stesso tempo iniziai ad allenarmi ed a giocare nelle giovanili a Reggio Emilia tramite un amico di famiglia e Virginio Bernardi che era l’allenatore della pallacanestro Reggiana per poi passare in prima squadra per disputare la A2, su indicazione del capo allenatore Giordano Consolini.
Da li una carriera incredibile, dove tra scudetti in Italia ed all’estero, la Eurolega, Coppa del Rey, Mondiali e Olimpiadi, si può dire che non ti sei fatto mancare nulla.
Molti sacrifici, mille allenamenti e tanta voglia di dimostrare qualcosa. Spesso mi chiedo ancora come ho fatto a raggiungere così tanti traguardi, ma sono quelle cose che magari non ti aspetti e poi quando arrivano sono ancora più belle.
Per i neofiti del basket, ci spieghi che cos’è questo tiro “ignorante” che è diventato il tuo marchio di fabbrica?
Si può dire che è una mia creatura nata così per caso, vale a dire un tiro fatto in una situazione di precario equilibrio ed in una posizione molto distante dalla linea dei tre punti.
Ma quindi con il basket hai deciso proprio di chiudere?
In verità vi stupirà sapere che ho iniziato una collaborazione con la Lega Basket dove “vesto” i panni del conduttore nella seconda stagione del format “Basketball & Conversetions”, intervistando giocatori ed allenatori in una piacevole chiacchierata goliardica, che ripercorre le loro esperienze personali di vita, dentro e fuori dal campo da basket.
La famiglia ti ha sempre seguito ed è sempre stata al tuo fianco. Quanto è stata importante per la tua carriera?
Direi che è stata fondamentale, uno dei miei punti fermi con cui ho condiviso tappe e momenti importanti. Pensate che da Reggio Emilia sono rientrato a Ruvo di Puglia per sposarmi per poi ripartire di corsa per gara 3 dei play off. Mentre a Bologna e a Barcellona sono nate due delle mie tre figlie, la prima è infatti nata in Puglia. La mia vita e la carriera sono andate sempre di pari passo e per questo ringrazio la mia famiglia.
Quanto ti è pesato tornare a fare la vita da “campagna”?
La terra fa parte del mio passato, cosa che non rinnego mai e questo anche nel ricordo di mio padre. Oggi mi piace pensare ai miei ulivi e agli aranceti di cui ne vado molto fiero. Non sapete la soddisfazione che mi da quando porto le olive al frantoio e vedere uscire il mio olio. Paradossalmente è come vincere una medaglia, perché è sempre un obiettivo che hai raggiunto. Vivere qui nella natura è uguale a libertà e sei in pace con te stesso.
Ci parli dell’associazione Musetti Randagi?
E’ stata una volontà di mia moglie che ho da subito condiviso. Ogni cane o gatto che prendiamo dalla strada e spesso in condizioni pessime, ha la sua storia e mia moglie insieme ad altri volontari è riuscita in tanti anni a far adottare oltre 300 cani, che avranno finalmente la vita che meritano, con persone che gli vogliono bene.
L’associazione ogni anno realizza un calendario che vende per sostenersi. Per quello del 2025 sappiamo che c’è stata una bella sorpresa…vero?
Si, direi fantastica. Jovanotti, che con la moglie ci segue e ci sostiene da anni, ha deciso di firmare 500 copie del calendario del prossimo anno e di questo gliene siamo infinitamente grati.
E per finire parliamo della tua nuova passione, il padel.
E’ nato per gioco a Barcellona, dove avevo anche un club con 7 campi e poi da imprenditore il passo per diventare giocatore è stato velocissimo.
Giochi spesso?
In verità è diventata una mezza malattia e spesso vado a giocare anche tornei in giro per l’Italia e sempre con uno spirito competitivo.
Sogno nel cassetto?
Continuare con questa vita. Amo la natura, gli animali e ogni giorno cerco di viverla al meglio per essere felice.